Spedizione Russa
SPEDIZIONE
RUSSA – 1916-1917 A.D. Sulla
presunta Spedizione Russa esiste un enorme quantità di materiale che può
essere esaminato. Per vagliare questo materiale in un modo organizzato,
per prima cosa analizzeremo in ordine cronologico le dichiarazioni di
coloro che sostengono di essere direttamente coinvolti nella presunta
spedizione, successivamente le dichiarazioni di coloro che sostengono di
averne avuto una conoscenza di seconda mano. Il
colonnello russo bianco Alexander Adolf Koor dichiarò nel 1946 che il
comandante, russo, bianco dell’esercito caucasico, responsabile della
regione tra il 1914 e il 1917 era il general E.W. Maslowsky. Se ci fosse
qualcuno che avesse notizie di prima mano e se ci fosse effettivamente
un aviatore russo che avesse avvistato e successivamente partecipato ad
una spedizione archeologica, quello sarebbe Maslowsky Negli anni 60, nel
tentativo di verificare le dichiarazioni di Koor, Alva Appel, della
Fondazione di Ricerche Archeologiche, ha rintracciato il Generale E.W.
Maslowsky in una casa di riposo francese. In una lettera indirizzata ad
un assistente ricercatore della Appel, l’ex Generale Maslowsky dichiarò
quanto segue. Anche la lettera di due pagine èmostrata. “Riscontro
la sua lettera del 6 gennaio 1969 e mi affretto a risponderle. Sebbene
siano trascorsi molti anni io ricordo che l’aviazione russa, durante
voli ricognitivi intorno agli anni 1915-1916, aveva notato sopra le cime
rocciose del Mt. Ararat forme insolite che avrebbero potuto essere
considerate come rovine di una costruzione molto vecchia. Intorno
al 1916, una spedizione archeologica scalò l’Ararat sotto la
direzione del sig. Pastounow e trovò detriti di rocce che
assomigliavano a resti pietrificati di legno. Devo
ammettere che alla mia età (93) le mie condizioni di salute sono
divenute piuttosto precarie e la mia memoria è alquanto debole.
Comunque resto a sua disposizione per qualsiasi ulteriore aiuto io posso
essere in grado di darle. Mr.
E.W. Maslowsky.” Molti
ricercatori dell’Arca hanno sostenuto che effettivamente ci fosse
stata una spedizione russa che prese le mosse dall’avvistamento di un
aviatore russo che scoprì l’Arca di Noè volando intorno al Mt.
Ararat nel 1916 al quale fece seguito la spedizione archeologica. Ora,
tramite la lettera del Generale E.W. Maslowsky, il comandante in capo
dell’area rilascia un’ammissione di prima mano, che
ci fu effettivamente un volo di ricognizione che notò un’insolita formazione
sagomata sopra le cime rocciose del Mt. Ararat e che una spedizione
archeologica russa fu inviata nel 1916, era guidata dal sig. Pastounow. Il
Generale Maslowsky non dice nulla dell’Arca di Noè o sui dettagli
riguardo i resti di legno pietrificato. Questo,
forse non dovrebbe sorprendere, poiché altri sostengono che appena lo
Zar Nicola II venne a conoscenza delle osservazioni dell’aviazione,
egli impose che tutte le ulteriori notizie fossero riferite direttamente
a lui piuttosto che tramite i normali canali. Inoltre
Maslowsky aveva la prima guerra mondiale nelle sue mani così era
probabilmente preoccupato di questioni più urgenti. Nel
1999, B.J. Corbin ricevette una mail da Joseph Way che viveva nella
Colombia Britannica il quale sosteneva che suo nonno (Joe Kulik) veniva
dalla Russia ed era il ragazzo incaricato dell’acqua nella spedizione
russa sul Mt. Ararat nel 1915-1918 e vide “la barca di Noè”. B.J.
passò l’informazione a Rex Geissler che lavorava con Joseph Way per
ottenere le interviste telefoniche a Joe Kulik e le videoregistrazioni
delle dichiarazioni di Kulik. La sorella di Joseph Way (nipote di Kulik)
fece una video registrazione di Joe Kulik che è riportata qui sotto. Kulik,
il ragazzo russo incaricato dell’acqua, sosteneva che lui e
l’esercito russo videro “la barca di Noè” sul confine tra la
Russia e la Turchia intorno al 1915-1918. Il dialogo video registrato,
da un’intervista del 1997 rilasciata a sua nipote, sembra essere
coerente con ciò che Joe Kulik disse a Rex Geissler durante
un’intervista telefonica del 1999. In una intervista telefonica presso
la casa di cura dove egli ora vive nella Columbia Britannica, Joe Kulik
dichiarò che era nato il 15 marzo 1902 ed aveva allora 97 anni. Egli
disse che all’inizio della prima guerra mondiale, la sua famiglia
scappò in Austria e si trasferì in Russia nella regione dell’Ukraina.
Kulik dichiarò che aveva 15 anni nel 1917, e che la pattuglia della
spedizione dell’esercito russo lo assunse per dare da mangiare ai
cavalli e alle truppe mentre le truppe russe cercavano una barca su una
montagna. La spedizione russa lo portarono al confine russo-turco dove
essi salirono su una grande montagna. Joe disse a Geissler che essi
lasciarono in un punto indietro i cavalli e raggiunsero la cima dove
videro una enorme lunga barca con un buco in un lato di essa. Kulik
dichiarò che la barca aveva del muschio che cresceva sulla sua cima.
Joe dise che nessuno fece una foto perché nessuno possedeva pellicole
all’epoca. Egli disse che era come un’enorme costruzione che
misurava come tre volte una piccola casa in larghezza. Kulik
dichiarò che possedeva ancora monete d’oro con l’immagine dello
Zar. Quando in Russia iniziò la rivoluzione bolshevica l’anno
successivo, la sua famiglia si nascose nella loro fattoria in Ucraina.
Nel 1921, la sua famiglia fuggì dai comunisti russi verso la Polonia
dove fu costretto ad arruolarsi nell’esercito polacco tra il 1924 e il
1929. Nel 1929. egli emigrò in Canada a Manitoba, e poi andò nella
Colombia Britannica nel 1939 dove, nel 1967, si ritirò in pensione.
Kulik parla l’austriaco, il russo, il polacco, l’inglese. Egli ha un
accento inglese grossolano, il suo inglese è incerto ed ebbe difficoltà
a comprendere alcune delle domande durante l’intervista telefonica di
Geissler. La
moglie di Joe è ancora viva sebbene essi siano entrambi in salute
precaria, lei è in un Ospedale di cura e degenza. Joe è in fase
terminale per un cancro al polmone con così tanti dolori (è allergico
alla morfina così può assumere solo Tylenol) che egli ora ha difficoltà
a concentrarsi su qualsiasi cosa, tanto meno su una conversazione. Suo
nipote Joseph Way, non vuole turbare suo nonno in questo punto della sua
vita e ha chiesto che i ricercatori non tentino di avere altre
interviste, etc. La
nipote di Kulik è in possesso di una sua video registrazione del 1997
che parla brevemente di questa parte della sua vita. Geissler incoraggiò
il nipote al fine di ottenere il video dalla nipote, fare una copia e
mandarla a Geissler, e così fece. La
nipote di Joe, basandosi su discussioni tenutesi nel passato, crede che
Joe avesse 17 anni quando vide la barca sulla montagna e che possa
essere nato nel 1900 piuttosto che nel 1902, il che lo renderebbe in
effetti centenario nel 2000 piuttosto che 99 enne. E’ affascinante
trovare una persona vivente che effettivamente sostiene di aver preso
parte della più diffamata spedizione russa. E’
sorprendente come Kulik sosteneva che sopra l’Arca cresceva del
muschio esattamente come George Hagopian che sosteneva la stessa cosa
nello stesso secolo dai dieci ai tredici anni prima. E’ da notare
anche che Kulik ha accennato ad un buco a lato della barca che mi
ricorda uno degli abbozzi fotografici del russo Arutunoff come
altri racconti russi. Segue la testimonianza video registrata di Joe
Kulik Si,
ho visto la barca di Noè, era come un edificio, lo fece Noè, incassato
circondato dalla roccia. Quella barca era situata sul confine tra la
Russia e la Turchia. Il punto di controllo del confine era a mezzo
chilometro dal confine Russo-Turco. A quell’epoca (1915-1918) avevo 18
anni. L’esercito russo venne e mi chiese di venire perché volevano i
miei cavalli, l’esercito russo uscì, prese i miei cavalli, li mise in
un vagone con del cibo. Anch’io andai con loro. Pensai che ci
volessero due, tre giorni per tornare alla casa russa ma andarono circa
100 miglia. Ho
cambiato paese sei volte. Sono nato in Austria . L’Austria iniziò la
guerra contro la Russia, La Russia spinse indietro l’Austria, allora
lo Zar russo morì e la Germania spinse indietro la Russia. La Russia
avanti e indietro, avanti e indietro, (gesticolando come un tiro alla
fune tra paesi e confini). Rimasi con l’esercito russo e i cavalli tre
anni. Eravamo dove il confine Turco si incontra con la Russia. Ma la
gente uccise lo Zar russo, e l’esercito tornò a casa. I Bolscevici,
Lenin e Trotsky presero il potere. Lenin nelle vesti di Zar, Trotsky con
il popolo. Ogni confine doveva avere controlli dell’esercito ogni 5
miglia. (Sulla
barca) Cinque, sei uomini andarono lungo un lato, tornarono, e un altro
uomo andò. Io non andai dentro la costruzione, la vidi soltanto, non
c’era neve perché era estate, caldo, e un inverno mite. Il muschio
dappertutto sopra la barca, coperta (di muschio) come una roccia sulla
montagna, come un parco, avrebbero potuto crescerci gli alberi. Il
confine russo-turco era pacifico così la gente andava e veniva dalla
Russia alla Turchia. Quando lo Zar morì, l’esercito lasciò ogni
cosa, andò a casa, io andai a casa. E’
interessante notare che l’addetto ai cavalli Joe Kulik e George
Hagopian (presunti avvistamenti intorno al 1902-1908) sono d’accordo
in un certo numero di punti. Anche Hagopian descrisse il confine
Russo/Turco come se avesse una separazione tale che si poteva
attraversare il punto di confine Turco, poi camminare per un po’ , e
quindi attraversare il punto di confine Russo. Hagopian era d’accordo
con Kulik anche nel dire che la barca di Noè era su una montagna sul
confine Russo/Turco. Anche Hagopian come
Kulik ha dichiarato che l’Arca di Noè aveva del muschio che cresceva
su di essa. Ancora
Hagopian ha parlato che c’era un inverno mite prima
dell’avvistamento. L’anno di nascita di Kulik era proprio vicino al
1900 così era vicino ai 100 anni nel 2000. Puoi avere più dettagli
nella mail allegata. Al
Jenny nel 1992-1993 stava facendo ricerche a Mosca sulla spedizione
russa quando ricevette nel 1994 le seguenti informazioni da un lettore. Ho
appena letto l’articolo “L’Arca di Noè trovata dai Russi”
pubblicato nel n. 1 della sua rivista nel 1994 e volevo dirle che mio
nonno Karabaza Yegor Yerofeyevitch (nato nel 1888, Cossacco, con il
rango militare di Vakhmister, vincitore della Croce di S. Giorgio) nel
1916-1917 durante la prima guerra mondiale era nel Caucaso e partecipò
personalmente alla spedizione russa sull’Ararat alla ricerca
dell’Arca di Noè. Cosa so sull’argomento da quanto mi ha
raccontato? So che lui e altri soldati scalarono il monte Ararat e
videro l’ Arca di Noè; che il legno di cui era fatta l’Arca era
scuro a causa dell’età; che c’era una spaccatura che proveniva da
sotto l’Arca e l’acqua nella spaccatura era come acqua di “vita” -
migliorava l’attività. Egli mi raccontò anche di un aeroplano che
stava volando intorno e che fu portato per scalare la montagna e poi
tornare indietro. Io ho la sua foto.
Forse nonna Vanga la guarderà e vedrà cosa è successo durante la
spedizione. Io spero che la mia lettera sarà per te interessante. Il mio nome è Zalesskii Nikolai Valentinovich. Accanto a me, c’è mia madre paralizzata di cui mi prendo cura, anche lei conosce i racconti di mio nonno. Sinceramente
tuo Zalesskii
N.V. A
parte il mito o il malinteso circa l’acqua di “vita” , questo può
essere un valido resoconto simile ad altri resoconti fatti da testimoni
oculari della presunta spedizione russa. Seguendo le ricerche di Alvin
Holderbecker e Eva Miller Ebeling fotografo presunta testimone oculare.La
figlia di Ebeling Annie Van Eaton disse a Rex Geissler che c’era
un’altra famiglia russa che sosteneva di avere visto l’Arca di Noè
e di avere avuto foto dell’ Arca di Noè. Geissler trovò Ruby Paull,
la figlia di Erna Weist, che vivono entrambi nella Colombia Britannica.
Erna Weist era cresciuta 150-200 chilometri a nord del monte Ararat in
una comunità tedesca denominata Morgentau, zona russa tra il mar Nero e
il mar Caspio. Erna sostiene che la sua scuola e due intere famiglie
russe avevano sentito che i russi avevano scoperto l’ Arca di Noè nel
1916. Eccitata dalla notizia, Weist dichiara che una coppia di uomini
nelle sue due famiglie andarono con l’aereo di un amico sull’Ararat
e fecero fotografie dell’ Arca di Noè e anche dell’intera montagna
per trovare probabili sentieri scalabili per arrivare alla barca, che
sporgeva da un ghiacciaio. Erna dettò la sua affascinante storia a sua
figlia Ruby Paull che la pubblicò in un libro intitolato “Brani della
vita di Erna”. Nel 2000 quando Geissler ??? La
sezione che segue è tratta dal libro di Erna Weist che racconta la
storia della sua vita. L’estate
del 1916 fu estremamente calda, e c’erano molte difficoltà per
mandare avanti le fattorie senza manodopera sufficiente. Erna (Weist era
il suo nome tedesco prima che il Canada la costringesse a cambiarlo in
Wiest) aveva otto anni e frequentava la terza classe a scuola. Poco
prima delle vacanze estive lei tornò a casa tremendamente eccitata.“A
scuola dicono che l’ Arca di Noè è stata vista sul monte Ararat” “Non
essere sciocca Erna. Non si vede da anni. Perché si dovrebbe apparire
improvvisamente ora?” Elizabeth sapeva che l’Arca era lassù. A
loro, a scuola, avevano insegnato tutto sull’argomento e si
consideravano molto speciali di trovarsi così vicino come erano a
quella meravigliosa montagna della Bibbia. “Ma
è vero, Lisa, è vero. Dicono siccome è così caldo la neve e il
ghiaccio si sono sciolti abbastanza da lasciarla vedere. Possiamo andare
a vedere l’Arca Lisa? Possiamo?” “Anche se fosse vero, Erna, non
c’è modo di poter andare a vederla. Sarebbe troppo pericoloso, e chi
si curerebbe delle cose qui? Non possiamo scalare quella montagna!”
“Ma non dobbiamo scalarla, potremmo vederla da lontano”.
“Dimenticala Erna”. Erna si allontanò con gli occhi bassi. Voleva
disperatamente vedere l’Arca. Forse se avesse pregato intensamente,
Dio le avrebbe permesso di vederla. Il giorno dopo venne Henry per
aiutare nella fattoria. Egli confermò la notizia di Erna. Si tutti ne
parlavano. Erna
saltava su e giù dalla gioia. Elizabeth sentì il suo cuore battere
forte. Cosa sarebbe successo se avessero potuto vederla?. Alcuni giorni
dopo, come in risposta alle preghiere di Erna, avvenne un fenomeno
atmosferico straordinario che fece apparire le
montagne più vicine di quello che erano. La mattina presto Erna stava
fuori e fu colpita dallo stupore. Lì appariva sul Monte Ararat una
piccola macchia scura a circa tre quarti di altitudine. Sapeva che era
l’ Arca di Noè. Erna più avanti negli anni ricordava che la macchia
scura era vicino al centro su un alto picco. Poiché vivevano a nord del
Monte Ararat, questo porrebbe l’arca sul lato nord della montagna.
Ricerche
hanno provato che l’arca fu vista dai russi nell’esercito durante
questo tempo.(Ruby Paull disse a Geissler che questa “ricerca” era
tratta da un libro ma che non era uno dei libri di Violet Cummings) Erna
ringraziò Dio per avere risposto alle sue preghiere, allora corse da
Elizabeth “Lisa, Lisa, vieni presto! L’Arca! Si può vedere
l’Arca! “Erna, sei di nuovo una sciocchina (sic)”, rispose
Elizabeth. “Non vedi che sono molto occupata?” “No, no! Davvero
Lisa, è vero, per piacere vieni a vedere!”.Elizabeth decide di
assecondarla. Poi però anche lei osservò l’illuminante visione. A
fatica poteva credere ai suoi occhi! Afferrando i bambini corsero fino
alla casa della fattoria per informare il resto della famiglia. Avevano
un telescopio con il quale l’Arca poteva essere vista più
chiaramente. Il punto scuro divenne come uno scuro quadrato. Con
reverente solennità la famiglia si raccolse insieme nella casa delle
preghiere. Anche il figlio più vecchio, Jacob, e la sua famiglia furono
chiamati. John fu
il primo a parlare. (La madre di Erna Weist morì dando alla luce Erna.
Suo padre morì nella città quando fu derubato dopo aver venduto il
bestiame migliore) “Sai,
penso che dovremmo andare lassù” Egli guardò le donne “Ragazze,
pensate di potercela fare per una settimana mentre noi andiamo a vedere
da vicino?” Le donne si guardarono l’un l’altra con un espressione
stanca. Loro erano già a corto di manodopera e il lavoro estivo era
indietro, ma una tale opportunità poteva essere ignorata? Alwina disse,
“Certo, cela faremo. Voi andate”. Erna
stava saltando attorno alla tavola come una lepre. “Erna, risparmia le
energie per il lavoro”. “Ne avrai un bel po’”. “Sai” disse
Jacob “Ciò di cui abbiamo bisogno è noleggiare un aereo e zoomare in
basso e prendere foto ravvicinate” John era d’accordo “Eccellente
idea, ma dove prendiamo un aereo adesso? C’è una guerra in corso.”.
Henry aveva amici che possedevano un aereo. Sarebbero stati interessati
in una tale avventura. Così furono ottenuti un aereo ed altri due
uomini. Nonostante
tutte le azioni militari in corso, l’aereo non fu notato, o almeno così
credevano, mentre volavano attorno la montagna facendo fotografie
dell’area che gli uomini pensavano fosse possibile scalare, oltre alle
foto ravvicinate dell’Arca, che sporgeva da un ghiacciaio. Dopo
aver sviluppato le foto la famiglia si riunì di nuovo insieme con le
famiglie dei due uomini. Le foto passarono di mano in mano e furono
osservate con fascino. Gli uomini decisero di scalare la montagna ed
esaminare l’Arca. Acquistare l’equipaggiamento necessario per la
scalata e in pochi giorni tutto fu organizzato per la spedizione. Il
loro unisco dispiacere fu che Otto, Bill ed Emil non potevano andare con
loro. (Stavano combattendo nella prima guerra mondiale) Avrebbero amato
molto questa impresa. Poi
un disastro li colpì. Un gruppo di Bolscevici a cavallo si avvinarono
alla casa. I Bolscevici era contro la guerra e rifiutavano di prendervi
parte. Sempre più persone si univano al loro fianco man mano che la
guerra causava sempre più grandi stenti a tutti. John e Henry uscirono
per incontrarli. “Possiamo aiutarvi?” Chiese John “Si” Rispose
il capo del gruppo. “Potete consegnarci l’equipaggiamento da scalata
che avete comprato” “Perché, c’è qualcosa che non va?”
“L’uso che ne fate” “Cosa voui dire? Lo usiamo per scalate- E’
fatto per questo scopo” “Certo,
per scalare il Monte Ararat, bene quello è un territorio vietato. Non
puoi andare lì”. “Da quando?” “Da quando lo diciamo noi” A
queste parole il resto degli uomini circondarono John e Henry. Un brivido
corse lunga la schiena di John, ma non aveva intenzione di cedere il
loro costoso equipaggiamento senza combattere. Henry non disse nulla.
Ricordi di guerra producevano in lui paura. “Che autorità avete per
dire questo?” “Questa
autorità” Gli uomini puntarono le loro pistole contro John ed Henry.
Non avevano scelta ma cedere il loro equipaggiamento. Ma i Bolscevici
non erano soddisfatti. “Vogliamo anche le foto, oltre i negativi”.
Chiede il capo. “Qauli foto?” “Non far finta di niente uomo.
Quelle che hai fatto sulla montagna. Tutte!”. Con un cuore affranto
essi consegnarono le foto e i negativi. Poi i Bolscevici si presero
alcuni polli e andarono via. La famiglia si sentì devastata, Enra non
poteva smettere di piangere. “Dobbiamo denunciarli Lisa, d’accordo
Lisa? Dobbiamo costringerli a restituirci le nostre cose” Elizabeth
era d’accordo, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe potuto. Stavano
combattendo contro la Germania. Chi avrebbe ascolatato le lamentele di
Tedeschi in questo paese? Nessuno. Lei era sicura di questo! Infatti
probabilmente sarebbero finiti in guai peggiori facendo una denuncia. Questo
evento segnò l’inizio di tutti i loro problemi. Furono costantemente
sorvegliati. Anni più tardi Erna continuava ad insistere di sapere che
l’Arca era ancora dove lei l’aveva vista, nonostante ciò che
chiunque altro potesse credere o dire, e che quando Dio avrebbe voluto
mostrarla al mondo, sarebbe stata lì per essere vista da tutti,
preservata e intatta. Il
7 novembre 1917 i Bolscevici, guidati da Lenin, presero il potere. Erna
aveva nove anni. La guerra civile durò fino al 1920. La Russia divenne
uno stato comunista. L’inizio della rivoluzione pose fine la
partecipazione delle Russia nella prima guerra mondiale. La Germania
costrinse la Russia a firmare un trattato umiliante che concedeva molti
territori alle potenze centrali. In quell’epoca gli Stati Uniti
entrarono in guerra. I Cadetti allenati da Bill (Bill = Stati Uniti), erano
mandati a combattere. Improvvisamente Emil arrivò a casa. Tutti
gioivano. Quando Emil seppe ciò che era successo riguardo il Monte
Ararat, non fu contento. Da allora nutrì un crescente odio verso il
comunismo che avrebbe nutrito per tutta la sua vita. La
classe del villaggio era tranquilla. Poi un terribile chiasso riempì la
stanza. Tutti i lavori cessarono. Erna e gli altri studenti guardarono
fuori della finestra e videroun uomo correre verso la scuola. Dietro di
lui galoppavano numerosi soldati Bolscevici. Ridevano e gridavano con le
armi in pugno e sventolandole … Uno
sparo echeggiò. Una pallottola infranse una finestra facendo volare i
vetri in ogni direzione. Alcuni studenti gridavano. Altri si tuffavano
sotto le scrivanie e i banchi… Tremando, alcuni di loro piangevano, e
facevano come veniva detto loro (dall’insegnante). Erna mise un
braccio attorno ad una ragazza in lacrime. “Non piangere, andrà tutto
bene”. Insieme
si rannicchiarono sotto una scrivania, tenendosi l’un l’altro. Poi
la porta si spalancò e l’uomo entrò. I suoi occhi erano spalancati e
la sua faccia mortalmente pallida. Ansimava. Dietro di lui vennero due
soldati urlando oscenità e puntando le loro pistole contro l’uomo. Costretto
in un angolo, gli occhi dell’uomo percorsero la stanza. Non si era
reso conto fino a quel momento che era entrato in una scuola. Vedendo i
bambini piangere egli immediatamente portò le mani in alto, affrontò i
suoi inseguitori e si arrese. L’insegnante
risolutamente raddrizzò le sue spalle e disse “Potete lasciarlo qui.
Ci occuperemo di lui”. L’uomo le lanciò uno sguardo di gratitudine.
I soldati risero. “Lo lasceremo qui, d’accordo signora. Lo lasceremo
come lezione numero uno alla tua classe per non ostacolarci mai!
Comandiamo noi!” Così dicendo afferrarono l’uomo lo spinsero sul
davanti della stanza, ignorando le implorazioni dell’insegnante. “Ai
vostri posti, tutti!” gridò il capo all’insegnante e ai bambini. I
terrorizzati studenti obbedirono e sedettero nei loro banchi, con le
teste inclinate, le spalle curve, provando ad essere invisibile il più
possibile. “Siediti dritto!” gridò il capo. Il bambino obbedì.
Alcuni si tapparono la bocca con le mani per evitare di piangere.
L’uomo era in piedi sul davanti della stanza, con le mani in alto. Due
soldati alzarono i fucili. “Per favore, non davanti ai bambini” pregò
l’uomo. Farò quello che volete, portatemi da qualsiasi altra parte,
ma non davanti ai bambini”. I soldati non gli dettero retta. “A
questo villaggio” disse il capo, “bisogna
dare una lezione. Hanno bisogno di imparare ad ascoltare ed obbedire,
per conformarsi alle regole. Quale posto migliore per iniziare se non
con i giovani?”. Egli si girò verso la classe “questa è una
lezione per voi. Voi farete ciò che vi si dice. Tenete la bocca
chiusa., e le vostre azioni dirette verso la legge, oppure vedrete ciò
che vi succede” L’insegnante si domandò, “Quale legge?” Ma non
dise nulla. “Fuoco!” gridò il capo. Due pistole sparorono
simultaneamente. Il sangue imbrattò la parete, il pavimento, la
scrivania dell’insegnante. L’uomo cadde a terra. La
sua faccia colpì la scrivania mentre cadeva. I bambini non furono più
in grado di contenersi e cominciarono a gridare. L’amica di Erna
svenne. Erna non poteva muoversi. Sedeva immobilizzata dall’orrore. Ciò
che vide rimase per sempre impresso nella sua mente. L’insegnante e
numerosi studente si sentirono male.. Imbavagliati
e ansimanti tentavano disperatamente di non vomitare. L’insegnante
sapeva che doveva controllarsi per amore della sua classe. Ignorando le
grida e urlando ordini, il capo del soldati uscì marciando, seguito
dagli altri. Due di loro avvolsero una coperta attorno all’uomo e lo
portarono con loro. Con
una voce tremante provò a calmare la classe. Appena gli uomini a
cavallo se ne andarono li portò fuori della classe e li mise per terra
in gruppo, all’esterno.Quando ritrovarono il controllo, furono mandati
a casa, i più forti aiutavano i più deboli. L’insegnante rimase ad
affrontare la classe insanguinata, e a chiedersi se avesse potuto fare
qualcosa per prevenire questa tragedia. Elizabeth fu sorpresa di vere
Erna a casa così presto. “Già a casa?” Poi notò che il viso di
Erna era pallido come un malato. “Cos c’è che non va? Stai male?”
Erna si gettò fra le sue braccia e pianse sommessamente. “Oh Lisa! Oh
Lisa!” “Cosa c’è! Cosa cìè che non va Erna?”. “Hanno
sparato ad un uomo. Gli hanno sparato, Lisa. E’ morto” “Chi ha
sparato a chi?, Erna? Di che cosa parli?” “I soldati nella scuola,
hanno sparato ad un uomo” Elizabeth ascoltò l’orribile storia. Non
poteva credere che qualcuno potesse essere così crudele da dimostrare
un tale atto criminale deliberatamente ad un gruppo di bambini. Il suo
cuore gridava con Erna mentre la teneva stretta. Avrebbe voluto che Otto
fosse lì ad aiutarla ora. Per sentire le sue braccia protettive attorno
a lei. Si domandava quali terribili cose stesse passando come
prigioniero di guerra in Germania. Emil
non poteva più sopportare le azioni dei Bolscevici. Decise di
combatterli dall’interno. A questo scopo lavorò sotto copertura in un
ufficio dove fingeva di essere un comunista. Lì sabotava qualsiasi
intenzione comunista che gli capitasse di poter sabotare alterando
ordini altri documenti che potevano mandare avanti la loro causa. Con la
sua istruzione, e abilità politiche riuscì facilmente a farlo, sebbene
fu pericoloso. I suoi sforzi salvarono molte vite. La storia biografica di Erna Weist ricorda uno dei rapporti e le fotografie della spedizione russa che furono rubate dai Bolscevici. Come più tardi dichiara Koor, i Bolscevici avevano buone ragioni per nascondere o distruggere qualsiasi cosa che avrebbe risollevato lo spirito nazionale e il morale del popolo russo. L’unica preoccupazione è quando circolano notizie che suggeriscono storie come la seguente. L’affermazione che le prove dimostrano che la spedizione russa ebbe luogo intorno quest’epoca sta ad indicare che Erna Weist e Ruby Paull furono influenzati da almeno un libro sulle ricerche dell’Arca che avrebbe potuto macchiare leggermente la storia. Comunque, Ruby Paull ribadisce che i dettagli dell’intera storia venivano direttamente dalle parole di sua madre. Erna Weist risiede in una struttura di soggiorno e cura nella Colombia Britannica. La famiglia di Eva Miller Ebeling, il nipote Alvin Holderbecker e i suoi figli e figlie e lei stessa dichiararono che Ebeling vide le fotografie dell’Arca di Noè mostratele da suo padre Henry Miller che era il medico della spedizione russa. Holderbecker dichiarò quanto segue a Eryl Cummings e successivamente i figli di Ebeling lo raccontaro a Rex Geissler dopo che Holderbecker morì: Mia
zia Eva (Eva Miller Ebeling 1897-1977) era una russa e
suo marito era lo zio John. Lei era ancora spaventata quando cominciò a
raccontare come i sovietici la inseguirono. (Eva scappò dalla Russia
con la sua sorellastra Katherin Miller Quindt 1895-1970, le cui due
figlie sposarono Reynolds a vissero nel Winsconsin). Eva lavorava nel
palazzo dello Zar come cameriera durante la prima guerra mondiale quando
aveva circa 19-20 anni. (Questa dichiarazione di Holderbecker non è in
accordo con le dichiarazioni fatte a Geissler dai figli di Ebeling) Il
padre di Eva era ufficiale medico nell’esercito russo bianco e un
amico della famiglia dello Zar altamente rispettato. Egli fu
l’ufficiale medico in capo nella spedizione che trovò l’Arca di Noè.
(La figlia di Eva Annie VanEaton con la lettera del 3 luglio 2000 a
Geissler dichiarò che “Eva non poteva vedere il Monte Ararat da dove
viveva. Il padre di Eva e un gruppo di 100 uomini fecero parte di una
seconda spedizione alla ricerca dell’Arca di Noè. Essi raggiunsero il
punto dove potevano vedere l’Arca chiaramente e furono scattate delle
foto. Dopo la morte di suo padre a causa di una febbre tifoide, le foto
furono date a sua cognata e successivamente furono sequestrate dai
Bolscevici”). Quando
egli ritornò dalla spedizione, mostrò a mia zia Eva le foto e i
rapporti ( in una lettera del 23
maggio 1993 a Bill Crouse, Alvin dichiarò che sua zia Eva ebbe notizia
della costruzione, delle misure e di altre osservazioni dai rapporti). Poi
i Bolscevici sequestrarono e confiscarono tutte le foto e i rapporti e uccisero
tutti gli uomini della spedizione che poterono trovare. Mia zia Eva fu
l’unica della sua famiglia che scampò. (Holderbecker
non doveva aver conosciuto la sorellastra di Ebeling Katherine) Quindi
Lo Zar la mandò in Germania perché il Kaiser Guglielmo e lo Zar erano
cugini. (Eva
e Katherine dormirono nei cimiteri durante il giorno e camminavano
durante la notte. Viaggiavano in carri bestiame nel famoso treno dei
rifugiati del dr. Zhivago. Eva perse la sua sorellastra Katherine dopo
il treno dei rifugiati.) Mia zia, poiché aveva visto le foto molte
volte, mi raccontò che l’Arca era alta tre piani, e
in cima al tetto c’era una passerella alta fino al finocchio con delle
aperture al di sotto che permettevano la ventilazione o
l’illuminazione. La
presa del potere del comunisti avvenne in questo stesso tempo, etc.. e a
quanto dice tutte le loro foto, misure, etc. furono confiscate, e tutti
coloro che avevano partecipato alla spedizione “ e su cui i comunisti
potevano mettere le mani” furono uccisi, e quelli che sfuggirono,
avevano paura di parlarne a rischio della loro vita, inclusa mia zia,
essendo l’unica della sua famiglia che sopravvisse. E’
stato solo per caso che abbiamo appreso del suo collegamento con
l’Arca, quando, colta di sorpresa, lo raccontò ???, nel
tardo novembre 1974. Ella morì nel 1977. Un
altro elemento menzionato da zia Eva riferito da suo padre è che la
parte rialzata che assomiglia ad una passerella sopra il tetto
dell’Arca e che si estende per tutta la lunghezza, arrivava circa
all’altezza del ginocchio, la Bibbia dice che doveva essere di un
cubito. Armais
Arutunoff, Il ricco armeno da Bartlesville, Oklahoma, dichiarò a Dave
GuMaer nel 1970 che nella sua giovinezza egli visse in Erivan (ora
Yerevan, Armenia) al tempo in cui gli uomini che facevano parte della
spedizione dello Zar ritornavano dalla loro ricerca dell’Arca.
Arutunoff chiaramente ricordava di aver sentito l’eccitante storia
degli uomini nelle strade di Erivan, e di come avevano scalato la
montagna distante 25 miglia, ed erano entrati in una grande nave, e
verificato il resoconto dell’aviatore. Lo schizzo di una foto fatto da
Arutunoff nel libro di Don Shockey mostrava la montagna dolorosa e tre
russi in piedi in una entrata dell’Arca . Quanto segue è ciò che
Arutunoff disse a GuMaer riportato nel libro di Shockey. Subito
dopo la caduta del governo, lo Zar incaricò un centinaio di soldati
russi bianchi di intraprendere un viaggio investigativo sul Monte Ararat
alla ricerca della leggendaria Arca di Noè che era descritta nella
Genesi. Questo gruppo di soldati si fecero strada sul lato russo del
Monte Ararat e dopo molte difficoltà raggiunsero un punto sulla
montagna dove si diceva che l’Arca fosse sepolta sotto il ghiaccio e
la neve. Questo è ciò che trovarono esattamente: una chiatta
pietrificata che
si estendeva da sotto un picco ghiacciato. L’Arca di Noè era reale e
si trovava sul Monte Ararat. Il
sig. Arutunoff disse che alcuni anni più tardi incontrò un
soldato russo uno dei sopravvissuti di questa spedizione, che
gli raccontò molti dettagli di quello che avevano visto, le misure
della barca, le foto che avevano fatto, assieme a molti altri fatti e
dettagli riguardanti la spedizione. Questo soldato descrisse i
rilevamenti, i fotografi, gli artisti e scienziati che erano sulla
montagna per trovare l’Arca e provare che esisteva sul Monte Ararat. Da
ciò che Dave GuMaer può ricordare della descrizione di Arutunoff, le
dimensioni dell’Arca erano circa 450 piedi di lunghezza, 50 piedi di
altezza, da 100 a 150 piedi di larghezza. Aveva la forma di una chiatta. L’Arca
aveva una stretta passerella che correva lungo la lunghezza della cima
della chiatta. I soldati camminarono all’interno della struttura e
osservarono le stalle degli animali tutte di varie misure fatte di
legno. Tutto il legno era pietrificato. Trovarono anche grano e miele
commestibili. I soldati presero pezzi di schegge di legno pietrificato
per delle analisi al fine di determinare il tipo di alberi usati in
questa costruzione. Fu
a questo punto che il sig. Arutunoff si avvicinò ad un cassetto della
sua scrivania e con indifferenza prese due foto che appoggiò davanti a
Dave GuMaer. Qui c’erano le foto dell’Arca di Noè fatte dai
fotografi russi sul Monte Ararat. Dave le ricorda granulose e allargate
ma che mostravano chiaramente la chiatta che Arutunoff aveva appena
descritto. Le
foto mostravano una nave larga, a forma di chiatta che sporgeva dal
ghiaccio. La chiatta era situata su un ripiano che sporgeva su un lago
ghiacciato sottostante. Circa tre quarti dell’Arca era ancora
incassata in un blocco di ghiaccio ed era ruotata in un angolo.
All’entrata dell’Arca potevano stare tre soldati Russi vicini
braccio a braccio. L’entrata sembrava essere alta circa 7 metri e
mezzo e larga circa 8 metri. All’esterno in un lato dell’Arca
c’era una specie di altare. Arutunoff
poi continuò la sua storia della spedizione. Questi soldati russi erano
agli ordini direttamente dello Zar e dovevano misurare, fotografare, e
indagare qualunque cosa avessero trovato. Dopo che fu tutto completato,
che avevano preso i campioni e avevano accuratamente catalogato gli
schizzi, i soldati procedettero ad abbandonare il sito sul Monte Ararat
e a ritornare con tutti questi dati importanti e a riferire
immediatamente allo Zar. Quando
tornarono, la rivoluzione russa era scoppiata in pieno. L’esercito
russo stava imperversando in tutto il paese. Tutti, tranne due soldati
coinvolti nella spedizione dell’Arca furono catturati, arrestati dai
bolschevici e poi giustiziati. … Dei due soldati sfuggiti uno
era il sovrintendente
e l’altro il fotografo. Il primo apparentemente rimase in Europa
mentre il fotografo si diresse negli Stati Uniti. Sarebbe
stato più sicuro qui in America. Fu
alcuni anni più tardi che il sig. Arutunoff conobbe questo fotografo
russo e gli furono consegnate copie delle foto dell’Arca. Queste erano
proprio le stesse fotografie che furono mostrate a Dave GuMaer. Dove
sono le foto ora? Dopo la morte del sig. Arutunoff, la maggior parte dei
suoi documenti personali è stata custodita dai membri della famiglia. I
suoi parenti più stretti non hanno il ricordo che il loro padre abbia
mai mostrato loro le foto. Perchè? Il sig. Arutunoff era forse
preoccupato circa probabili futuri problemi che queste foto potrebbero
aver causato alla sua famiglia? Perhé il sig. Arutunoff avrebbe dovuto
mostrare queste importanti foto a Dave GuMaer, un completo straniero? Il
lettore può tirare le proprie conclusioni e supposizioni. Nel
luglio del 1976, Gunner A. Smars Jr., un giovane esploratore svedese e
studente in medicina, incontrò e fece amicizia con un giovane turco di
Aralik. Il turco lo presentò a suo nonno che disse a Smars “circa la
spedizione russa che venne ad Aralik nel 1918 mentre era diretta su a
Aghri Dagh”!. Il vecchio turco senza dubbio passò un brutto anno
quando la rivoluzione bolscevica
scoppiò nel 1917, ma i russi tennero l’Ararat fino al mese di aprile
del 1918, all’incirca. Il
generale Maslovsky ha
provato che la spedizione russa sotto il comando del sig. Pastounow ebbe
luogo nel 1916. Il giovane turco presentò Smars ai due vecchi uomini
che gli dissero di aver partecipato in una imponente manovra di
addestramento nel 1939 sulla cima dell’Ararat e che di aver trovato un
pezzo di legno mentre scalavano la montagna. Bill
Crouse nel Rapporto Ararat dichiarò quanto segue circa la storia di
Yavuz Konca, guida di numerosi esploratori compreso Bob Stuplich, dr. Charles
Willis, e John Mcintosh. Che
la storia potesse essere basata su una reale scoperta russa fu
confermato quanto visitai per la prima volta l’Ararat nel 1984. La
nostra guida, Yavuz Konca, riferì che un vecchio capo tribù Curdo che
viveva a nord del lago di Van, ricordava proprio tale scoperta
nell’estate del 1917. (Il capo fu
segnalato da Yavuz
solo perché i musulmani locali avevano notato che pregava regolarmente
nella moschea e il dr. Willis precisa che lui non voleva che si
conoscesse il suo nome il che esclude qualsiasi vanagloria di un
anziano. Comunque, Willis disse che il suo nome era Selim Aga e Aga
significa Capo). All’epoca, era un giovani di 18 anni ed era impiegato
nella vecchia Bayazit dai Russi che stavano costruendo una ferrovia
intorno al passo occidentale dell’Ararat. Egli ricordava un insolito
evento quell’estate quando i soldati russi di ritorno vennero nel
villaggio lanciando in aria i loro cappelli e sparando con i fucili.
Quando indagò sul motivo della celebrazione, fu informato che essi
avevano scoperto l’Arca di Noè sul mone Ararat. Io ho i miei dubbi
che questo vecchio kurdo abbia
mai letto libri sull’Arca e ancora meno la storia di Gurley. Gunnar
Smars racconta di aver sentito una storia simile da un nativo curdo che
viveva nel villaggio di Aralik sul confine sovietico-armeno. James
Frazier conosceva due uomini che, secondo Benjamin Franklin Allen, erano
coinvolti nella spedizione russa. Suo cognato era John Schilleroff
(Germania) e John Georgensen era suo amico (Dane). Lui e Allen dissero
che avevano parlato separatamente della stessa spedizione. James Frazier
disse che Schilleroff doveva aver fatto parte di una spedizione di 100 uomini
che aveva scalato la montagna da un altro lato. I parenti di Georgensen
e Schilleroff dichiararono che essi erano “sobri e affidabili”.
Georgensen fece la seguente dichiarazione. In
una lettera scritta il 4 aprile 1940, Jim Frazier scrisse: Si,
mio cognato John Schilleroff, mi raccontò in epoche diverse dell’Arca
di Noè. Mentre erano arruolati nell’esercito russo, fu dato loro
l’ordine di prepararsi per un lungo viaggio sulle montagne
dell’Ararat. Un aviatore russo aveva avvistato ciò che gli sembrò
un’enorme struttura in legno in un piccolo lago. A circa due terzi
della salita, o forse un po’ di più, si fermarono su un alto
strapiombo, e in una piccola valle al di sotto di loro c’era un
acquitrinio nel quale si poteva vedere l’oggetto. Aveva l’aspetto di
una enorme nave o chiatta con una parte sotto l’acqua, e solo un
angolo poteva essere visto chiaramente da dove stavano gli uomini. Il
sig. Georgensen, un danese, in precedenza era stato mio vicino di casa
qui, ora deceduto, mi raccontò la stessa storia. Anche lui era
arruolato nell’esercito russo stanziato nella regione dell’Ararat.
Non si erano mai incontrati, eppure i loro racconti concordavano.
Parteciparono a differenti spedizioni e andarono in epoche diverse.
Erano entrambi sobri e affidabili, pertanto io credo nella loro storia. Il
colonnello Alexander A. Koor dichiarò quanto segue in un lettera
scritta da Seattle, Washington, probabilmente in risposta alle domande
sull’origine dell’articolo Rosseya. A
coloro cui può interessare: 1 marzo 1946 Quanto
segue per dichiarare che il sottoscritto, Alexander A. Koor, ex
colonnello e comandante in capo del 19° reggimento Petropaulovsky, ha
sentito quanto segue riguardo la scoperta dell’Arca di Noè: (1) Primo
luogotenente Paul Vasilievich Rujansky del 156° reggimento
Elisavetpolsky, esercito caucasico. Conoscevo tutta la famiglia Rujansky
da anni. Li incontrai nella città di Kazan, Russia, dove frequentavo
l’Accademia militare dello Stato. Il 1° luogotenente Rujansky fu
ferito a Evzerum, quando il suo reggimento prese “Chaban ded” forte
centrale, di tutte le fortificazioni di Evzerum. Fu sollevato dal
servizio attivo e mandato a lavorare negli uffici del comando nella città
di Irkutsk, Siberia. Dopo una insurrezione dei Bolscevici si trasferì
nella città di Harbin, Manciuria, dove l’ho trovato nel 1921. (2) Luogotenente
Peter Micoaevich Lesin del 261° reggimento Ahilchinsky anche lui
dell’esercito caucasico. Durante insurrezioni Bolsceviche fu arrestato
ma sfuggì loro e nel dicembre 1918 egli si unì al mio reggimento il 19°
Petropaulovsky. (3) Intorno
a luglio o agosto 1921, Io e il Lt. Lesin incontrammo il primo Lt.
Rujansky ad Harbin. Durante una delle nostre conversazioni il 1° Lt.
Rujansky mi raccontò delle scoperte dell’Arca di oè. Egli ( 1° Lt.
Rujansky), non conosceva i dettagli perché era stato ferito e mandato
in Russia, ma egli sapeva perché suo fratello Boris Vailievich Rujansky,
sergente del battaglione militare ferroviario era un membro del gruppo
investigativo che fu inviato sul monte Ararat per sostenere la scoperta
dell’Arca di Noè. (4) Il
Lt. Lesin ammise di aver sentito anche lui della scoperta dell’Arca di
Noè, non come una chiacchera, ma come una notizia dall’Ufficiale
Superiore della sua divisione che gli aveva detto che l’Arca di Noè
era stata trovata in un avvallamento della sella dei due picchi del
monte Ararat. Questo
è tutto ciò che ho sentito da questi due ufficiali, e sono sicuro che
entrambi mi disero la verità. Colonnello
Alexander A. Koor In
una lettera a Eryl Cummings datata 21 gennaio 1963, alexander A. Koor
dichiarò quanto segue di sé stesso e del generale Alexander Jacob
Elshin. Il
mio nome completo è Alexander A. Koorenkov che fu abbreviato in
Alexander A. Koor quando ottenni la cittadinanza americana dal Tribunale
di Seattle, Washington. Nel 1915, l’anno in cui scoprii l’iscrizione
Sumera che descriveva il grande diluvio biblico sul monte Karadah
(vicino al monte Ararat). Io aveva la carica di 1° luogotenente
nell’esercito imperiale zarista. La
foto che ti ho mandato mostra il sottoscritto nel rango di 1°
luogotenente a fu presa nel 1915. Il Generale A.J. Elshin non cambio né
abbreviò il suo nome di famiglia. Nel 1915, aveva il rango di Generale,
e comandava la 42° divisione fanteria dell’esercito imperiale. Il
cognome del generale A.J. Elshin si scrive allo stesso modo in inglese e
in russo. BIOGRAFIE
(scritte dal Col. Alexander A. Koor) 1)
Generale (4 medaglie) Alexander Jacob Elshin. Nato
il 13 agosto 1865, nella città di Volojino, Russia. Morto il 25
settemnbre 1951, a Seattle, Washington, USA. E’ stato sepolto nel
mausoleo del Monumento Memoriale, chiesa di S. Nicla, cimitero di
Washelly, Seattle. Aveva
tre figli: Gorge e Jacob che risiedevano entrambi a Seattle, e Alexander
che fu ucciso dai Boscevici nel 1918. Istruzione:
si laureò all’Accademia di ingegneria navale nel 1886. Nel 1894 si
laureò all’Accademia Generale dello Stato Maggiore . Durante
la guerra Russo-Giapponese comandò un reggimento e durante la prima
guerra mondiale comandò la brigata della 40° divisione, e la 42°
divisione, e in seguito i Corpi dell’Esercito XX. Come comandante
della 42° divisione di fanteria egli ricevette la Spada d’Oro di S.
Giorgio per coraggio e vittoria sui tedeschi; egli fu avvelenato dal gas
sul fronte tedesco nella prima guerra mondiale. Come grande umanista e
studioso il Gen. A.J. Elshin ricevette la carico di socio onorario
nell’Accademia internazionale americana, Washington D.C.. Era anche
membro onorario dell’università della ricerca di Andras in qualità
di studioso nel 1937, in Andrai, India. 2)
Colonnello Alexander A. Koor (ora generale superiore in pensione)
dottore honoris causa e cittadino americano ha vissuto negli Stati Uniti
dal 1923. Nato
il 13 maggio 1890, nella città di Kazan, Russia. E’ sposato e ha una
figlia, Lulu. Istruzione:
scuole superiori nella città di Perm, Russia, e Università come
storico ed etimologista di lingue antiche, specializzato in storia
antica russa e dell’Estremo oriente, Laureato anche all’Accademia
Militare Statale nella città di Kaza. Partecipò alla prima guerra
mondiale sui fronti tedesco, austro-ungarico, bulgaro e turco. Fu ferito
tre volte e avvelenato dal gas. Partecipò alla guerra contro i
bolscevici comunisti. E’ uno studioso, autore, ricercatore, a lui
appartengono le scoperte dell’iscrizione sumera Karadah trovata vicino
al Grande Ararat. Si tratta di una antica iscrizione che riguarda il
grande diluvio della Bibbia. La descrizione di questa iscrizione si
trova nella rivista “Sommario di archeologia biblica”. Vol. 1 n. 4,
ottobre-novembre-dicembre 1946, pagine 46-49. Altri
parenti e amici dei supposti scopritori Russi compresa la sig.ra Gladys
Evans che sostenevano che la spedizione russa, era basata sulla realtà.
Sebbene David Fasold accusò Evans di provenire da un ambiente
influenzato da un punto di vista creazionista. Evans disse che suo padre
si intrattenne con tre ex aviatori russi che fecero parte del gruppo di
ricerca. Provenivano dagli Stati Uniti orientali a metà degli anni
trenta fino all’inizio degli anni 40, si fermavano in varie chiese nel
percorso per riferire la loro storia della scoperta dell’Arca di Noè
quasi al tempo della fine della prima guerra mondiale. I tre uomini
sostenevano che avevano fatto parte della spedizione che aveva raggiunto
l’Arca e che effettivamente erano stati all’interno della nave e
l’avevano esaminata. Erano
state prese delle foto ma “Il governo russo aveva confiscato tutte le
pellicole e le aveva distrutte”. Essi lasciarono a suo padre un
documento stampato (una brochure) che conteneva i nomi degli uomini, le
date di nascita, l’età i ranghi nell’aviazione russa, il nome della
base aerea dove stazionavano, i loro ufficiali comandanti, e il nome dei
loro aerei. La sig.ra Evans continua come segue: Raccontarono
come l’Arca fosse “mezza dentro e mezza fuori di un lago, come un
tronco che galleggia nell’acqua. Era una cosa immensa, conteneva delle
gabbie alcune fatte in parte di metallo. Aveva una passerella in cima e
la porta era staccata. La porta era lì vicino e apparentemente era
stata colpita da un fulmine perché era parzialmente bruciata. L’Arca
era in buone condizioni come quando era stata costruita “Il legno
ricordava loro l’Oleandro. Era dipinta dentro e fuori da una sorta di
lacca Quando videro per la prima volta l’Arca dall’aereo pensarono
che fosse un sottomarino, ma non potevano immaginare perché qualcuno lo
avrebbe costruito su una montagna. Durante la successiva spedizione
questi tre aviatori effettivamente andarono dentro l’Arca dove fecero
delle foto e delle misurazioni. I negativi furono consegnati al governo
russo. Dopo
che gli aviatori erano stati a San Bernardino, Evans disse che la loro
tappa successiva era Fresno. Eryl e Viole Cummings, che aveva sempre
creduto che il racconto della spedizione russa fosse fondata sulla via
di ritorno nel 1940, scrisse le seguenti domande. L’accoglienza
fredda e l’indifferenza, persino nel mondo cristiano, alla fine ha
raffreddato il loro entusiasmo per ciò che sembrava loro una missione
ingrata? Sarà ricordato che 4 uomini dell’aviazione russa erano
fuggiti in America per cominciare una nuova vita dove avrebbero avuto la
libertà di servire Dio come credevano. Questi tre uomini furono parte
di quel gruppo; l’uomo sofferente del nordovest era effettivamente
Vladimir Roskovitsky il quale, a causa della sua salute cagionevole, non
era più in grado di viaggiare con i suoi precedenti compagni aviatori
dell’aviazone russa? Ad ogni modo le loro storie sono misteriosamente
in accordo. Nel
1942, Ray
Lubeck assistente macchinista di prima classe della marina statunitense,
divenne un supposto testimone oculare di un film muto di 50 soldati
russi che sfilavano davanti all’Arca di Noè vicino alla cima del
monte Ararat. Lubeck era assistente macchinista nella marina
statunitense nell’isola di Midway nel 1942. Più tardi Lubeck fu
addestrato come palombaro di profondità per la marina per tirare fuori
i sottomarini torpedo dal fango in fondo ai porti e alle baie. Per
tenere alto il morale della marina, dei marines e dell’aviazione che
stazionava nell’isola, venivano proiettati a volte delle pellicole.
Uno di questi film brevi che andavano dai 30 secondi circa ai due
minuti, mostavano 50 soldati russi che marciavano in fila indiana lungo
un crinale e a fianco dell’Arca di Noè. Poiché
il film era muto, in bianco e nero, e di vecchia qualità, c’era un
commentatore americano che descriveva la scena in inglese. Egli
dichiarava che il Russi si stavano recando in una spedizione per
combattere i Turchi sebbene Lubeck non notò armi dato che era stupito
di vedere l’Arca di Noè in un pezzo. Durante
il 1980 Lubeck partecipò ad un seminario sulla ricerca dell’Arca di
Noè nella sua precedente città di residenza che era Desert Hot
Sperings, California, tenuto da Elfred Lee. Ray
staccò la mappa attaccata sul posto e la dette a Lee dopo il seminario.
Dopo il seminario Lee si trasferì in Messico e per se le tracce di
Lubeck ma Rex Feissler lo rintracciò nel West Virginia nel 1999. Dopo
avergli fatto una intervista telefonica, Geissler organizzò
un’intervista tra i ricercatori e Luberck nella California del sud. Elfred
Lee, Doris Bowers, Cliff Moody, Doug Wolfe, e Rex Geissler
intervistarono Ray Lubeck. Lubeck
dichiarò che egli non riusciva a credere che in quel momento stava
guardando l’Arca di Noè e che l’immagine era sfocata nella sua
mente al punto che ogni barca che vide da allora la paragonava
all’Arca di Noè. Lubeck
disse anche che come macchinista aveva l’abitudine di guardare
costantemente i progetti che lo aiutavano a memorizzate le dimensioni
dei disegni meglio della maggior parte delle persone. Lee
poi si trasferì in Messico e la mappa fu dimentica finchè Lee e
Geissler si ritrovarono a rovistare tra l’armamentario dell’Arca di
Noè appartenente a Lee. C’erano 30 o più persone che potevano essere
testimoni del film. Lubeck ne conosceva solo uno di loro ed era già
morto. Lubeck dichiarò che la località testimoniata e mostrata dal
film era vicino alla cima del Monte Ararat sul confine tra la Turchia e
la Russia. Egli disse che sembrava essere intorno ai centinaia o
migliaia di piedi dalla cima della montagna. Questo e la mappa che egli
disegnò possono indicare l’area della sella della montagna che è
dove altri racconti russi dichiarano che l’Arca fu individuata dai
Russi e c’era un gruppo di 50 soldati Russi da un lato della montagna
e cento dall’altro lato della montagna. Lubeck
dichiarò che le dimensioni dell’Arca sembravano essere circa 75 piedi
di larghezza (22,86 metri) per 50 piedi di altezza (15,24 metri) e
numerose centinaia di piedi di lunghezza (152,4 metri sono 500 piedi) e
che era completamente intatta, senza danni, all’epoca. Egli dichiarò
che le uniformi sembravano della prima guerra mondiale a giudicare dai
colori olivastro e beige delle uniformi indossate dei soldati russi e a
giudicare dalla cattiva qualità del film e dalla mancanza del sonoro. Disse
che c’era una sovra struttura che correva per tutta la lunghezza dal
davanti fino a dietro e che era alta circa dai 6 agli 8 piedi (1,82-2,43
metri) con
un soffitto in cima che era appuntito con un angolo di circa 20 gradi. Lubeck
dichiarò che c’era una chiglia forse di 18-24 pollici (45,72- 60,96
cm) di larghezza che apparentemente correva sotto la nave per tutta la
sua lunghezza e su fino ad un punto della prua. La prua era arrotondata
e appuntita come in una barca, non come una chiatta. C’era anche una
solida ringhiera di legno attorno al bordo dell’Arca di Noè che si
estendeva fino a circa 3 piedi (0,90 metri) che bloccava la sua vista.
E’ da notare che William Todd menzionò una ringhiera simile. “La
parte superiore aveva delle aggiunte che assolimigliavano ad una
ringhiera o un soffitto che fosse in pessimo stato”. C’è anche un
bordo ma non una alta ringhiera nello schizzo dell’Arca di Hagopian/Lee.
Lubeck disse che c’era una collina in un lato e una discesa
dall’altro lato. Egli dichiarò che l’Arca era su un precipizio a
circa 75 piedi (22,86 metri) dalla discesa in una piccola valle. E’
da notare che Lubeck dichiarò che il film mostrava che non c’era neve
sebbene ci fosse un’area di drenaggio dove apparentemente scorreva via
acqua o neve simile allo schizzo di Ed Davis/Elfred Lee. E’ da notare
anche che sul retro della sella della montagna, non c’è neve per
un’area quasi fino alla sommità orientale a 16,800 piedi (metri
5120,64). La teoria è che con scarse nevicate e clima caldo, la zona di
assenza di neve forse si estendeva dal lato nord della sella fino a
giù nella montagna per una certa distanza . E’ da notare
l’impressione di Lubeck che il nord fosse nell’angolo in alto a
destra della mappa. Lubeck andò nel luglio 1999 a Washington per
iniziare ricerche del film russo. Nel
1970 Walter Lang parlo a 2000 persone a Calgary, Canada sulla ricerca
dell’Arca di Noé. Dopo il discorso, il figlio di un fattore di nome
Jacob Radtke si fece avanti per raccontare a Lang che suo padre
sosteneva di avere visto l’Arca di Noè. Lang si accordò per fare
visita a Jacob Tadtke che viveva 90 miglia a sud di Edmonton in
Evitaskiwin (sp), Alberta. L’esercito russo mandò il 18enne soldato
russo-tedesco Jacob Radtke per aiutare a conquistare la Turchia nel
1916. Egli dichiarò che aveva visto l’Arca di Noè due volte. Radtke
sosteneva di averla vista quando stavano andando con il treno a
bombardare il castello sul lato sud della montagna quando ritornavano
indietro. Disse che gli sembrava come un grande fienile rosso. Il sig.
Radtke sosteneva che i soldati attraversarono il passo su un di treno di
una specie di linea provvisoria. Entrambe le volte, disse quest’uomo,
videro l’Arca di Noé chiaramente come una grande barca. A questo
punto e dove io sono ora i nomi non mi vengono, ma se i nomi sono
veramente necessari io poso essere in grado di farli saltar fuori dopo
considerevoli ricerche. Probabilmente potrebbe essere abbastanza di
aiuto sapere che io ho avuto questa esperienza. Queste notizie mi sono
pervenute nel 1970, circa 30 anni fa. Walter Lang, scrisse le seguenti
dichiarazioni raccolte durante la visita al sig. e alla sig.ra Jacob
Radtke il
15 maggio 1970 . Jacob
Radtke sosteneva di avere visto l’Arca di Noé sul monte Ararat quando
aveva 18 anni nel 1916 e stazionava con l’esercito russo nella zona.
Radtke disse che sembra come un grande fienile rosso o barca che giaceva
sul lato della montagna circondata da neve o ghiaccio. Radtke disse che
il treno provvisorio su cui erano saliti attraversò il passo tra il
grande e il piccolo Ararat. Questa
sezione si avvicina ad una zona estremamente controversa: le vite di
Anastasia e Alexia Ronanov, sul punto la gente da entrambe le parti del
confine ha forti convinzioni. Eryl e Violet Cummings e Elfred Lee
incontrarono un uomo che affermava di essere Alexia Romanov, il figlio
dello Zar. Il dr. William Maples che eseguì in Russia le autopsie sulle
ossa dello Zar notò che mentre c’erano 11 presenti al momento
dell’assassinio, solo nove corpi furono trovati, pertanto mancavano
due corpi che potevano essere Anastasia e Alexia. Anche
così sembra evidente che le ossa dei due figli più giovani, Anastasia
e Alexie, non erano tra i resti trovati. All’epoca dell’esecuzione
lo Zar aveva 50 anni, la zarina 46, Olga 22 anni e 6 mesi,Tatiana aveva
appena compiuto 21 anni, il compleanno di Maria era appena passato 5
settimane prima, e Anastasia aveva 17 anni e 1 mese. Alexei avrebbe
compiuto 14 anni due settimane dopo. Nessuno degli scheletri avrebbe
potuto appartenere ad un ragazzo di 14 anni. Gli scheletri delle tre
giovani donne sono completamente formati e nessuno sembra appartenere ad
una ragazza di 17 anni. Violet
M. Cummings’ dichiarò quanto segue nel suo ultimo lavoro pubblicato
con il titolo “Cerchio completo: dai picchi gemelli di Karada
all’Arca di Noè”. Comunque,
al posto del racconto delle esecuzioni, ora sappiamo che ebbe luogo un
bizzarro ed eccitante salvataggio, e molto recentemente la spedizione
dello Zar, a volte messa in discussione, è stata confermata da suo
figlio l’allora Tsarovich Alexis. Quando Elfred Lee, che apprese della
sua presenza nella zona sud orientali degli Stati Uniti, si
mise in contatto con lui al telefono, Alexis Romanoff come egli oggi è
conosciuto, prontamente si ricordò dell’eccitazione esplosa a palazzo
reale quando la notizia dell’avvistamento aereo raggiunse il palazzo.
All’epoca Alexis aveva 11 o 12 anni. Ora ne aveva 83, era ammalato e
molto fragile, ma quando l’autrice e suo marito si misero in contatto
con lui nell’autunno del 1985, furono con calore invitati a far loro
visita in qualsiasi momento. Tale momento arrivò il Giorno del
Ringraziamento. Così in tale giorno li trovò in una casa non sontuosa
ma carina, a Scottsdale, Arizona, per incontrare un principe Alexis
Romanoff molto malato ma lucido e la sua deliziosa moglie americana. L’apparente
ex erede sedeva nella sua tana in una sedia reclinabile, portava
pantofole e una tunica, ed era attaccato all’ossigeno che lo aiutava a
respirare. Non poteva conversare a lungo, ma il suo modo spontaneo di
ridere il suo calore, e le frasi brevi, dette con considerevole
difficoltà, era soddisfacente e chiaro. Sulle pareti c’era un olio
che rappresentava sua nonna la Regina Vittoria, e molte foto dei suoi
premiati cavalli arabi, un tempo suo vanto e gioia. Alexis Romanoff morì
il 3 maggio 1986. Noi crediamo che il suo libro personale di memorie
dovrebbe essere pubblicato dopo la sua morte. Potrebbe rivelarsi una
miniera di storia! Intorno
al 1939, una delle più controversie saghe nella storia della spedizione
russa iniziò. Una edizione della rivista “Nuovo Eden” riportò la
notizia che il pilota russo Vladimir Roskovitsky aveva visto l’Arca
mentre volava su un aereo intorno all’Ararat nel 1916. Lo Zar inviò
un distaccamento di uomini che trovarono e fotografarono l’Arca nel
1917. La storia si sparse come un incendio e fu ristampata molte volte
su pubblicazioni cristiane. L’autore dell’articolo Floyd Millard
Gurley, disse più tardi nel 1986 in una lettera a Bill Crouse di 47
anni, che la storia era falsa. Comunque,
altri ricercatori sostengono che mentre Gurley abbelliva i dettagli
dell’articolo con licenze letterarie, l’articolo sembrava essere
fondato su effettivi resoconti di un aviatore russo che aveva visto una
struttura simile ad una barca lo stesso anno. Per esempio, il nipote di
Gurley, un avvocato in pensione e ufficiale dell’esercito di nome
Capitano Benjamin Franklin Allen che era un nipote di Gurley a Glendale,
California, sosteneva di avere sentito da altre fonti della storia di
una probabile scoperta russa. Le fonti di Allen comprendevano un parente
e un amico che raccontarono la fondamentalmente la stessa storia che
riguardava due uomini che prestavano servizio nell’esercito dello zar
durante la prima guerra mondiale. Allen disse che questi due uomini
avevano partecipato alla spedizione sul Monte Ararat dove l’Arca era
stata avvistata da un aviatore “in un remoto, oscuro canyon nella zona
del picco”. Allen rimproverò severamente Gurley per avere prodotto un
“ampliamento fortemente romanzato” basato su pochi “fatti
essenziali” che Allen aveva dato a Gurley un paio di anni prima. Eryl
Cummings asseriva inoltre che Gurley gli aveva confermato nel 1976 di
avere ricevuto gli elementi basilari della storia da una vedova
immigrante russa che viveva in uno dei suoi appartamenti. Oltre a ciò
Cummings vantava un resoconto britannico preservato in forma manoscritta
tratto da una pubblicazione religiosa denominata The King’s Herald
datata 1920 (che Gurley aveva copiato quasi parola per parola). Per
amore di completezza citeremo l’intero articolo ardentemente dibattuto
sulla spedizione russa riprodotto da una copia originale della rivista
New Eden di Floyd Millard Gurley. Nome
dell’autore sopra l’articolo: La
storia che segue è del sig. Roskvitsky, un Russo convertito e parla da
sé. Ora
egli è impegnato a vendere Bibbie, etc. ed è un cittadino americano,
dopo aver tagliato tutti i legami con il bolscevismo senza Dio, dal
quale con molta difficoltà riuscì a sfuggire assieme a sua moglie dopo
avere scoperto l’Arca. Egli accredita questa scoperta il merito di
avergli aperto gli occhi alla verità della Bibbia e noi la percorriamo
confidando che anche voi la troverete di grande valore e interesse. Era
proprio nei giorni immediatamente precedenti la rivoluzione russa che
questa storia ebbe realmente inizio. Un gruppo di aviatori russi erano
stanziati in un temporaneo avamposto circa 25 miglia a nord ovest del
Monte Ararat. La giornata era asciutta e terribilmente calda come spesso
sono i giorni di agosto in questa terra semi desertica. Persino le
lucertole si appiattivano sotto il lato in ombra delle rocce e dei
ramoscelli, con le bocche aperte e le lingue penzolando fuori a mo’ di
frusta come se ogni respiro fosse l’ultimo. Solo a volte un sottile
soffio di aria scuoteva la votazione seccata e muoveva una soffocante
nuvoletta di polvere. in
lontananza sul lato della montagna potevamo vedere un acquazzone e il
temporale e ancora più lontano il cappuccio di neve del monte Ararat,
che era sempre innevato tutto l’anno a causa dell’elevata
altitudine. Come desideravamo avere un po’ di neve! Poi avvenne il
miracolo. Il capitano entrò e annunciò che l’aereo numero sette
aveva il nuovo super alimentatore installlato, ed era pronto per il test
di elevata altitudine, e ordinò al mio compagno e a me di effettuare il
test. Finalmente potevamo sfuggire il caldo! Non c’è bisogno di dire
che non abbiamo perso tempo ad indossare i paracadute, le maschere di
ossigeno e a fare le altre dozzine di piccole cose necessaria al
decollo. Poi un balzo nell’abitacolo, allacciamento delle cinture di
sicurezza, il meccanico à all’elica un piccolo giro e ecco il
contatto. In meno di quanto ci voglia a dirlo siamo in aria. Non avevamo
l’abitudine di perdere tempo a riscaldare il motore quando il solo lo
aveva già arroventato. Girammo intorno il campo diverse volte finché
siamo arrivati ai 14000 piedi poi ci siamo stabilizzati per abituarci
all’altitudine. Diedi uno sguardo alla mia destra al bel picco
incappucciato di neve, in quel momento appena sopra di noi e per qualche
ragione che non so spiegare, ho virato e diretto l’aereo dritto
verso il picco. Il mio compagno si guardò intorno e mi guardò con una
sguardo interrogativo, ma c’era troppo rumore e non poteva fare
domande. Dopo tutto 25 miglia non sono molte viaggiando a centinaia di
miglia l’ora. Guardai
giù ai grandi bastioni di pietra che circondavano la parte più bassa
della montagna e ricordai di aver sentito dire che non era mai stato
scalato dal 700 prima di Cristo, quando si supponeva che alcuni
pellegrini fossero saliti lassù per grattare via la pece da una vecchia
nave naufragata per fare amuleti porta fortuna da indossare attorno al
collo per allontanare le eccessive piogge che distruggevano i raccolti.
La leggenda dice che partivano in fretta dopo che un fulmine si schiantò
molto vicino e non sono più tornati sulla montagna. Erano sciocchi
nell’antichità. Si è mai sentito che qualcuno abbia cercato una nave
naufragata sulla cima di una montagna? Un
paio di giri attorno alla cupola del cappuccio
di neve e poi una veloce scivolata giù verso il lato sud finchè
arrivammo ad un lago che sembrava una gemma perfetta, blu come uno
smeraldo, ma ancora ghiacciato in superficie nel lato in ombra. Ci
girammo sopra e poi ritornammo per un’altra occhiata. Improvvisamente
il mio compagno si girò rapidamente e
urlò qualcosa e con eccitazione indicò qualcosa giù dalla parte dove
il lago straripava. Io guardai e per poco svenni. Un
sottomarino! No, non lo era, perché aveva degli alberi troncati, ma la
cima era arrotondata con solo una passerella lastricata di circa 5 piedi
attraverso la sua lunghezza. Che strana nave, costruita come se il
progettista si fosse aspettato che le onde rotolassero sopra la cima per
tutto il tempo e l’avesse progettata per rullare nel mare come un
tronco. Con quegli alberi tronchi che potevano portare sufficiente vela
per affrontare le onde. (Anni più tardi nel Grandi Laghi vidi i famosi
“schiene di balena” trasportatori
di minerali con lo stesso tipo di ponte arrotondato. Ci
abbassammo di quota quel tanto che la sicurezza ci permetteva e facemmo
diversi giri intorno ad essa. Fummo sorpresi quando avvicinandoci
potemmo valutare le immense dimensioni della cosa, perché era lunga
quanto un isolato in una città e poteva essere paragonata nelle
dimensioni ad una moderna nave da battaglia di oggi. Era sprofondata
sulla spiaggia del lago con circa un quarto della parte posteriore
ancora che usciva dall’acqua e la sua estremità posteriore era per
tre quarti sotto l’acqua. Era stata smantellata da un lato vicino al
davanti, e dall’altra parte c’era una grande porta di circa 20 piedi
quadrati, ma la porta non c’era. Sembrava proprio fuori misura, poiché
perfino oggi raramente le navi hanno porte così larghe. Dopo
aver visto tutto ciò che potevamo dall’alto, infrangemmo tutti i
record di velocità per tornare all’aeroporto. Quando riferimmo del
nostro ritrovamento, le risate furono molte e prolungate. Alcuni ci
accusarono di esserci ubriacati per eccesso di ossigeno, e ci furono
molti altri rimproveri
troppo numerosi da raccontarsi. Il
capitano, comunque, era serio. Egli fece molte domande e fini dicendo:
“Portatemi là, voglio vederla” Facemmo il viaggio senza incidenti e
tornammo all’aeroporto. “Che cosa ne pensi?” Chiesi io mentre
uscivamo dall’aereo. “Stupefacente” egli rispose. “Sai che nave
è quella?” “Naturalmente
no Signore” “Hai mai sentito parlare dell’Arca di Noè?” “Si
Signore, Ma non so cosa ha a che fare la leggenda dell’Arca di Noè
con il ritrovamento che abbiamo fatto di questa strana cosa ad una
altezza di 14000 piedi sulla cima di una montagna”. “Questa
strana nave”, spiegò il capitano, “è l’Arca di Noé. E’ stata
là sopra per quasi 5000 anni. Congelata per nove
o dieci mesi l’anno. Non poteva marcire, è stata immagazzinata nel
freddo, tutto questo tempo. Avete fatto la più sbalorditiva scoperta
del secolo. Quando
il capitano mandò il suo rapporto al governo Russo sollevò un
considerevole interesse, e lo Zar inviò due compagnie speciali di
soldati per scalare la montagna. Un gruppo di 50 uomini attaccò un lato
e l’altro gruppo di 100 uomini attaccò la montagna dall’altro lato. Due
settimane di duro lavoro furono necessarie per aprire un sentiero lungo
i pendii della parte più bassa della montagna, e ci volle quasi un mese
prima di poter raggiungere l’Arca. Furono
fatte misurazioni complete e disegnate della
piantine dell’Arca come pure molte foto, il tutto fu inviato allo Zar
di Russia. Dentro
l’Arca furono trovate
centinaia di piccole stanze alcune erano molto alte con soffitti
elevati. Le stanze grandi avevano di solito un cancello fatto di grosse
travi che le attraversavano, alcune delle quali erano spesse due piedi,
in quanto dovevano custodire bestie dieci volte più grandi degli
elefanti. Altre stanze contenevano gabbie allineate in un certo modo
come quelle che vediamo oggi in un pollaio, solo che invece di filo
metallico per polli avevano file di sottili barre di ferro battuto
attraverso la parte frontale. Ogni
cosa era dipinta con una
pittura simile a cera rassomigliante a gommalacca, e la
lavorazione manuale della nave mostrava tutti i segni di una elevata
civilizzazione. Il legno usato ovunque era oleandro, che appartiene alla
famiglia dei cipressi, e non marcisce mai, inoltre essendo coperto con
pittura e congelato per la maggior parte del tempo era garantita la
perfetta conservazione. La spedizione trovò sulla cima della montagna
sopra la nave, i resti bruciati di travi che mancavano in un lato della
nave. Sembrava che queste travi fossero state trascinate sulla cima del
picco e usate per costruire un piccolo scrigno dentro il quale c’era
una pietra grezza come quelle che gli Ebrei usavano per i sacrifici, ed
era stato portato del fuoco sull’altare oppure era stato colpito da un
fulmine poiché le travi erano notevolmente bruciate e carbonizzate e il
soffitto era completamente consumato dal fuoco. Alcuni
giorni più tardi questa spedizione inviò il suo rapporto allora, il
governo fu rovesciato e i Bolscevichi senza Dio presero il potere, così
i rapporti non furono mai resi pubblici e probabilmente furono distrutti
dallo zelo dei Bolscevichi per screditare tutta la religione e la fede
nella verità biblica. Noi
Russi bianchi della flotta aerea fuggimmo attraverso l’Armenia, e 4 di
noi arrivarono in America, dove potevamo essere liberi di vivere secondo
“il Vecchio Libro”, che avevamo avuto la prova quanto fosse
assolutamente vero, anche per ciò che riguarda una cosa come un
fantastico diluvio mondiale. Immediatamente
dopo la pubblicazione dell’articolo del “New Eden”, il capitano
Allen (nipote di Gurley, ufficiale dell’esercito in pensione e geologo
creazionista) dichiarò che la pubblicazione era “un racconto
assolutamente esagerato” e che dai pochi “fatti basilari” che
Allen aveva fornito a Gurley, questo aveva costruito un castello di
immaginazione. Secondo Allen questi “fatti basilari” che Allen aveva
fornito a Gurley anni addietro comprendevano: i
pochi dettagli forniti dai due soldati dell’esercito russo dello Zar
durante la prima guerra mondiale, morti molti anni fa. La storia di
questi soldati pervenne a me dai loro parenti e riguardava il fatto che
un aviatore Russo aveva avvistato una struttura che sembrava sospetta in
un oscuro canyon dell’Ararat. Uomini della fanteria e i loro ufficiali
furono mandati a piedi ad investigare ed essi decisero che doveva essere
l’Arca di Noé, con una parte affondata in un piccolo acquitrino. Gurley
si scusò con Allen con una lettera datata 1 agosto 1940 a tutti coloro
cui poteva interessare. Tutto
il materiale basilare usato in quell’articolo veniva da ricercatori
del sig. Benjamin Franklin Allen, e l’articolo è stato scritto nella
forma di una storia con l’intento di renderlo più interessante da
leggere. Qui di seguito si porgono le scuse al sig. Allen per avere
usato parte del suo materiale che lui pensa non fosse sufficientemente
provato e che egli dichiara a tutt’oggi di non volerne permettere la pubblicazione. Sei
anni dopo l’articolo di Gurley aveva letteralmente fatto il giro del
mondo, essendo stato ristampato in numerose pubblicazioni senza la
consapevolezza che avrebbe potuto essere esagerato o completamente
falso, un articolo simile e ancor più approfondito del Colonnello
Alexander Adolf Koor sulla
completa spedizione russa apparve nell’edizione del 2 ottobre 1945
della pubblicazione dei Russi Bianchi Rosseya oppure Rossia. La storia
riportata su Rosseya è parallela al resoconto di Roskovitsky. Gurley
non aveva mai sentito di questo resoconto finché fu pubblicato in russo
nella pubblicazione dei Russi Bianchi denominata Rosseya. Cummings
apprese della storia dalla sig.ra Larabee-Platt, un’ex missionaria nel
Collegio Presbiteriano in Persia. Cummings pagò 40 dollari per avere
l’articolo di 4000 parole tradotto in inglese. Conteneva i dettagli di
una delle due spedizioni terrestri dello Zar (che consisteva di due
fasi) alla quale Roskovitsky, Schilleroff e Georgensen avevano fatto
allusione. L’autore era il Russo Bianco colonnello dell’esercito
Alexander A. Koor che era assegnato alla regione dell’Ararat nel
novembre del 1915 durante la prima guerra mondiale. Nome
ruolo e affermazioni Generale
E. W. Maslowsky Generale
dell’esercito Caucasico dichiarò che c’era un pilota
dell’aviazione russa che individuò le rovine e inviò la spedizione
russa al comando di Mr. Pastounow Mr.
Pastounow archeologo della spedizione Russa Henry
Miller medico
della spedizione Russa che visse tra
il Mar Nero e il Mar Caspio e mostrò le foto dell’Arca di Noé ai
suoi figli Èva Miller, Katherine Miller e ala sua seconda moglie (?
Miller di cui non conosciamo il nome di battesimo) Karabaza
Yegor Yerofeyevitch soldato
della spedizione Russa – nato nel 1888, Cossacco, rango militare
Vakhmister, vincitore della croce di St. George, nonno di Boris
Vailievich Rujansky membro della
spedizione Russa e sergente del battaglione militare raiiroad . Joe
Kulik ragazzo
addetto all’acqua e ai cavalli nella spedizione Russa Jacob
Radtke nell’esercito russo inviato a Raiiroad per distruggere il
castello Turco vicino all’Ararat sosteneva di aver visto l’Arca di
Noé Èva
Miller Ebeling figlia di Henry Miller vide le fotografie dela spedizione
russa Katherine
Miller Quindt cognata di Henry Miller vide le fotografie dela spedizione
russa Jacob
Weist volò con l’aereo attorno all’Ararat, vide l’Arca di Noé e
prese delle foto che essi videro John
Weist volò
con l’aereo attorno all’Ararat, vide l’Arca di Noé e prese delle
foto che essi videro Henry
Weist sentì a scuola che I Russi avevano trovato l’Arca di Noè e volò
con l’aereo attorno all’Ararat, vide l’Arca di Noé e prese delle
foto che essi videro Elizabeth
Weist sentì a scuola che I Russi avevano trovato l’Arca di Noè e una
suo familiare volò con l’aereo attorno all’Ararat, vide l’Arca di
Noé e prese delle foto che essi videro Heard
at School That Russians Found Noah's Ark and Family Fiew Piane Around
Ararat and Took Photos of Noah's Ark Which They Viewed Aiwina
Weist vide le foto che aveva fatto un membro della famiglia volando in
aereo attorno all’Ararat Erna
Weist sentì a scuola che i Russi avevano trovato l’Arca di Noé e
vide le foto che aveva fatto un membro della famiglia volando in aereo
attorno all’Ararat Alexia Romanov figlio dello Zar Nicola II che sosteneva di essere scappato e di aver visto le foto dell’Arca di Noé Anastasia
Romanov (Anna Anderson?) figlia dello Zar Nicola II sosteneva
di essere scappata e di aver visto le foto dell’Arca di Noé Armais Arutunoff fotografo della spedizione russa Cave Arutunoff fotografo del’Arca di Noé Dave GuMaer testimone della spedizione russa fotografo, fece le foto dell’Arca di Noé che dette ad Arutunoff Ray Lubeck spedizione russa, film dell’Arca di Noé e 50 soldati russi Selim
Aga capo Kurdo, testimone della spedizione russa quando i russi tornaro
a Baazit dalla scalata dell’Ararat dopo aver trovato l’Arca di Noé Lt. Peter Micoaevich Lesin 261 reggimento Ahilchinsky dell’esercito Caucasico che aveva sentito dall’assistente che era stata trovata l’Arca di Noé in una sella montagnosa dell’Ararat Primo
Lt. Paul Vasilievich Rujancky 156° reggimento Elisavetpoicky, esercito
Caucasico e fratello di Boris Vailievich Rujansky che era nella
spedizione russa Generale A.J. Eishin sosteneva di avere sentito della spedizione russa Il
colonnello Alexander Adolph Koorenkov (Koor) sosteneva di conoscere il
generale A.J. Eishin, il Lt. Peter Nicoaevich Lesin e il 1° Lt. Paul
Vasilievich Rujansky Gabriella Shyshia immigrante russa che raccontò |